Qualche giorno fa ho ricevuto un  L’Arca di Noè. Antologia di poeti e versi “da salvare” esemplarmente curata da Luigi Barbato e Francesco D’Episcopo (prefazione di Antonio Faeti, De Frede Editore, pp. 681, € 30,00). Si tratta di un dono importante e prezioso che mi ha colpito per svariate ragioni: anzitutto la durata e capillarità di un’indagine (venticinque anni) tesa a rendere giustizia ai testi (sparsi, spesso malamente, nei libri scolastici) di moltissimi autori; in secondo luogo l’attenzione al puntuale recupero di biografie e bibliografie di poeti talvolta poco noti; in terzo luogo il coraggio di andare controcorrente, di prendere posizione in difesa dell’autenticità della poesia e del rispetto nei confronti di autori e lettori; infine il piacere di aver risentito nomi e parole “antiche” quelle stesse che hanno accompagnato i percorsi scolastici e formativi di molti di noi. Per rendere l’idea del grande lavoro compiuto citerò qualche esempio: da “tifoso” deamicisiano ho apprezzato la restituzione corretta e integrale di poesie come A mia madre I bimbi (quest’ultima è un vero e proprio gioiellino di tenerezza e spontaneità); mi sono appassionato al caso di Mario Giusti e Mario Carmelindo Giusti (Nano Giustino): erano la stessa persona? E che dire di tanti nomi (Giovanni Bertacchi, Ugo Ghiron, Domenico Gnoli, Corrado Govoni, Guido Gozzano, Giuseppe Lipparini, Pietro Mastri, Marino Moretti, Aldo Palazzeschi, Francesco Pastonchi, Umberto Saba) che a me ricordano “La Riviera ligure” la famosa rivista pubblicitaria dell’Olio Sasso, diretta dal poeta-filosofo Mario Novaro (fratello di quell’Angiolo Silvio presente nel volume), che dal 1899 al 1919 fu la più autentica e completa palestra della letteratura contemporanea? Potrei osservare che la buona letteratura “viaggiava” per mille rivoli segreti, trovava asilo sia in una rivista capace di unire elevata  poesia e  letteratura di consumo sia nei percorsi scolastici con la differenza che spesso in questi ultimi era umiliata dai tagli e dall’indifferenza di chi avrebbe dovuto accorgersene. Leggere alcune delle moltissime poesie antologizzate vuol dire assaggiare la proustiana madeleine, riudire suoni che ci hanno confortato o rattristato ma che comunque sono stati importanti per noi. Grazie dunque ai due autori per il loro lavoro…