“Il Comune ripesca il proibizionismo per risolvere i problemi di vivibilità del quartiere”: Tommaso Fregatti e Roberto Sculli su “Il Secolo XIX” del 30 dicembre hanno dedicato un preciso, documentato articolo all’Ordinanza su Sampierdarena che il sindaco Bucci ha firmato su indicazione degli assessori al commercio e turismo Paola Bordilli e  alla sicurezza Stefano Garassino. L’ordinanza che sarà in vigore per due mesi è il provvedimento più severo preso in questi ultimi anni perché vieta il consumo di bevande alcoliche , anche a bassa gradazione, “in aree pubbliche e/o aperte al pubblico, ad eccezione delle superfici di somministrazione autorizzate” dalle 12,00 alle 8,00 del mattino successivo: venti ore di divieto che dovrebbero evitare gli indecorosi spettacoli dei consumatori all’aperto su panchine, scalini, esterni di locali “commerciali” dalla confusa “vocazione” (“transfer money”, punti telefonici, generi alimentari…) con bottiglie abbandonate e qualche rissa di contorno. L’ordinanza non si ferma qui perché regola dettagliatamente anche gli orari di quelle attività commerciali sempre aperte che vendono bevande alcoliche a tutte le ore. Altro punto toccato dal documento riguarda i cosiddetti “circoli culturali” che tanti problemi hanno causato e causano alla tranquillità dei cittadini: anche qui orari precisi di chiusura e di somministrazione di bevande alcoliche; naturalmente l’infrazione delle regole stabilite comporterà sanzioni pecuniarie forti e sospensione temporanea dell’esercizio. Come sampierdarenese non posso che essere contento dell’ordinanza anche se, da storico, non manco di rilevare come la storia dei diversi protezionismi sia costellata di violazioni, escamotage e reati peggiori; nel “microcosmo” sampierdarenese, forse, tutto questo potrà essere evitato se chi ha il compito di far applicare l’ordinanza sarà messo in condizione di farlo, sarà cioè potenziata la polizia municipale, saranno aumentati i controlli che non dovranno limitarsi a comminare sanzioni ma dovranno prevedere un lavoro di indagine più capillare ed attento. Sarà una mia fissazione, ma come ho già detto negli interventi precedenti resto convinto che il “malsano” (mi pare termine con cui un assessore ha definito certi circoli) vada estirpato alla radice chiamando alla corresponsabilità quelle associazioni nazionali che legittimano l’esistenza dei circoli privati (ripeto i  nomi di tali associazioni documentati da Massimiliano Salvo in un articolo di “Repubblica” del 26 giugno 2016: Federitalia, “Associazione italiana per l’assistenza, lo sport e il tempo libero; T.a.i, “Ente per il teatro e lo spettacolo amatoriale italiano”; Csen, “Centro sportivo educativo nazionale”; Capit, “Confederazione di Azione Popolare Italiana”), i proprietari dei muri dei locali e degli appartamenti (un controllo finanziario sui contratti d’affitto potrebbe almeno ottenere maggior cautela da parte di chi vuole legittimamente locare una sua proprietà), gli stessi gestori ed esercenti che cambiano rapidamente ragione sociale  dell’attività. Insomma, al di là dei proclami e delle “gare” elettorali,  molto lavoro resta ancora da fare, sarà un lavoro in qualche caso meno appariscente e non darà luogo a “passerelle” politiche ma indubbiamente potrà dare i suoi frutti. Proprio per questa “fatica” quotidiana magari poco appariscente che impegnerà i futuri amministratori del Municipio resto convinto che una Lista Civica per il Risorgimento sampierdarenese costituita da cittadini di buona volontà rappresentativi delle varie realtà sampierdarenesi (imprenditoriali, professionali, associative) potrà lavorare meglio e con più passione dei politici “semiprofessionisti” che si preparano alla corsa elettorale.