Ho ritrovato, dopo quasi mezzo secolo, un antico compagno di scuola, Paolo Amaro, di cui avevo perso le tracce, ha trascorso all’estero gran parte della sua vita e ha soggiornato a lungo, per motivi di lavoro, in regioni dai nomi improbabili, che solo un appassionato cultore di geografia sarebbe in grado di rintracciare sul planisfero; Paolo non è mai stato troppo in contatto con il nostro paese ma da quando è in pensione ha cercato di recuperare il tempo perduto, di documentarsi, di capire la realtà di oggi attraverso quegli anni anche tragici che abbiamo attraversato. Quando ci incontriamo (non molto spesso perché la pensione non ha fermato il suo nomadismo ora limitato all’Europa) mi colpisce sempre la lucidità di certi suoi interventi, ma soprattutto mi colpisce lo stupore con cui guarda l’Italia (e gran parte degli italiani) di oggi. È per questa ragione che ho deciso di dedicargli uno spazio sul mio sito (Paolo non ama la “chiassosità della folla mediatica” e non c’è modo di fargli capire la differenza fra la democrazia della rete e l’autoritarismo di certe reti televisive), cui, quando vorrà, aggiungerà, mio tramite, qualcosa.

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